Il Laboratorio partecipato sul futuro della Villa
Medicea dell'Ambrogiana dopo la definitiva chiusura dell'Ospedale Psichiatrico
Giudiziario di Montelupo Fiorentino si è riunito in tutto sei volte, dando origine
ad una discussione molto aperta, plurale ed appassionata, sulle prospettive e
sui possibili percorsi da intraprendere per valorizzare il Complesso mediceo
una volta cessate le funzioni cui è rimasto legato per ben 130 anni: manicomio
criminale prima ed Ospedale Psichiatrico Giudiziario poi.
Il
gruppo dei partecipanti al Laboratorio si è subito configurato come piuttosto
eterogeneo, poiché composto
da persone con esperienze professionali, sensibilità personali, culturali, politiche e
sociali anche molto diverse tra di loro e con visioni, attese e
"desiderata" attorno alla Villa medicea, spesso profondamente
differenti. Unico tratto comune l'essere cittadini di Montelupo Fiorentino!
Questa eterogeneità è risultata un elemento assolutamente positivo ed ha
consentito di affrontare la questione da angolazioni diverse, smontando
progressivamente stereotipi, immaginando soluzioni alternative, provando a
disegnare percorsi di plausibilità in grado di generare processi
virtuosi per l'intera cittadinanza di Montelupo. Questa eterogeneità ha rappresentato dunque un valore
aggiunto all'interno del Laboratorio, poiché tutti - portatori ciascuno di
differenze, soluzioni, posizioni - hanno accettato l'idea iniziale di giungere
ad una proposta condivisa e quanto più unitaria possibile, magari perdendo
alcuni punti di vista personali o modificando una propria prospettiva di
riferimento.
D'altro
canto questo esercizio è alla base - o forse ne costituisce l'essenza stessa -
dei metodi partecipativi: avviare un percorso partecipato, decidere di farne
parte, altro non significa che accettare di essere portatori
"riflessivi" di idee, disposti cioè a mitigare il proprio orizzonte
di riferimento attorno ad un tema, ad una questione, capaci di lasciarsi
permeare, attraversare, dal punto di vista altrui, in grado di giungere in
ultimo - selezionando, limando passo dopo passo - ad una soluzione condivisa e
plausibile anche se diversa da quella di partenza, da quella con cui si è
entrati nel laboratorio medesimo.
Ebbene
questi incontri laboratoriali non hanno avuto la pretesa di risolvere la
questione della destinazione "ultima" del Complesso mediceo, nédi esaurirne il tema, così ampio,
articolato ed oneroso. Tuttavia questi incontri hanno introdotto un importante
elemento di discontinuità nella
discussione sulla specifica questione e, forse, anche su molte altre che
riguardano la collettività e
la vita del paese, confermando l'ipotesi che è possibile elaborare proposte e
progetti, in maniera realmente partecipata. Quel che esce da un laboratorio
come questo - gli esiti, le proposte, le prospettive che apre - deve essere
allora profondamente compreso da quanti hanno la responsabilità di amministrare un paese e dev’essere
posto quale elemento con cui confrontarsi apertamente e con spirito
costruttivo. L'agire nell'interesse di una collettività, secondo un approccio responsabile e
democratico, con l'intento di avviare processi e progetti organici e di lungo
periodo, non può pertanto prescindere dall'ascolto delle istanze dei cittadini,
dal confronto aperto con proposte di senso, soprattutto se originate
all'interno di processi partecipati.
Entrando
nel merito di quanto emerso nel Laboratorio è possibile tracciare anzitutto una cornice
di riferimento entro la quale, successivamente, inserire le proposte
concrete di sviluppo individuate ed elaborate. La cornice di riferimento si
basa su pochi, essenziali, punti, da ritenersi tutti di assoluto rilievo ed
importanza, poiché in
grado di disegnare, al di là dei
singoli interventi, una prospettiva di senso e l’architettura metodologica
mediante le quali procedere verso un progetto di valorizzazione. Si tratta di
elementi da ritenersi come fondamentali ed irrinunciabili.
Il
progetto di valorizzazione dovrebbe anzitutto abbandonare l'idea di intervenire
sulla sola Villa medicea, intesa come il complesso di strutture comprese tra le
attuali mura di cinta dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario, ma orientarsi ad
un ripensamento, una riqualificazione, dell'intera area di riferimento.
Per estensione, quindi: dalla Torre sino alla fine del Viale Umberto I,
passando per la Scuola Margherita Hack, costeggiando l'Arno; dalla porzione di
parco circostante la Chiesa di Santa Lucia, oggi Museo Archeologico, sino alla
Chiesa parrocchiale di San Quirico, Santa Lucia e San Pietro d'Alcantara;
dall'Orto dei Frati, alla seconda, grande, porzione di parco lungo la ferrovia,
sino alla ex fabbrica Fanciullacci.
Questo
primo asse di riferimento si collega strettamente con il secondo che vede nel
progetto di valorizzazione un nuovo, potente, veicolo di sviluppo per la città di Montelupo Fiorentino, sia dal punto
di vista culturale, sia dal punto di vista sociale, sia dal punto di vista
economico. La riqualificazione dell'area, in sostanza, deve coincidere con una
nuova, importante, fase di crescita della città. Gli interventi che potranno essere
immaginati e realizzati devono allora favorire uno sviluppo di lungo periodo,
evitando di cedere all'estemporaneità o
a scelte di tipo transitorio, incapaci in poche parole di investire sui
prossimi venticinque-trent'anni. Non è fuor di luogo pensare che quell'area,
dopo un'opportuna valorizzazione e rifunzionalizzazione, divenga nuovo
"motore" di sviluppo, magari dopo il tempo dell'artigianato e della
piccola industria ceramica.
Il
progetto di valorizzazione diviene quindi ambizioso, ma anche entusiasmante,
perché capace
di gettare uno sguardo sul futuro. Il frangente storico è indubbiamente
difficile, tuttavia ragionare in termini meramente economici, espone le scelte
- ogni scelta - a condizionamenti, mediazioni, compromessi, decisioni al
ribasso. Lungamente i partecipanti al Laboratorio hanno discusso sulla
disponibilità di
risorse economiche, rilevandone la generale carenza e la sostanziale incapacità per un Comune come quello di Montelupo
Fiorentino, di accollarsi un "recupero" di queste dimensioni. È
risultata però chiara a tutti l'esigenza di non farsi trovare impreparati nel
momento della definitiva chiusura dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario, senza
cioè un progetto plausibile e credibile da poter porre, da poter discutere
nell'agone politico, da poter perorare perché semplicemente valido, bello, condiviso
dalla cittadinanza.
Le
chiacchiere e la superficialità con
cui si è affrontato il tema sino ad oggi preoccupano, indispongono, fanno
temere che la chiusura dell'Ospedale coincida con l'abbandono della struttura e
con l'avvio di un rapido processo di degrado della stessa, già oggi fortemente compromessa in molte sue
parti. D'altro canto nessuno dei partecipanti al Laboratorio è disponibile a
soluzioni eterodirette, portate magari da investitori privati; vincolate ad una
funzione “esclusiva” (anche di tipo pubblico, come l’attuale peraltro); condizionate
da cordate o opportunità politiche;
elaborate da gruppi di tecnici e task force ad hoc.
Se
da un lato è nota la carenza di risorse pubbliche da poter investire, almeno
nel breve periodo, è altrettanto chiaro come la valorizzazione dell'area debba
essere posta sul piano politico, non solo locale, ma anche regionale, nazionale
e, perché no,
internazionale. Il tema delle risorse, della indisponibilità di fondi pubblici, è reale - non sfugge
a nessuno - ma non deve in alcun modo travolgere la discussione sulla
valorizzazione dell’area, spostandola altrove, distante dalla cittadinanza. Il
tema delle risorse o l’idea che il Comune sia troppo piccolo per poter
affrontare un progetto di queste proporzioni non devono divenire un alibi.
Su questo il Comune di Montelupo deve poter giocare fino in fondo la propria
partita, forte di una proposta plausibile, non banale, in grado di incidere sul
domani della città;
forte di una proposta condivisa ed elaborata con i cittadini. E’ evidente che
questa partita richieda impegno, lungimiranza, capacità di agire politicamente.
Il
progetto di valorizzazione dovrebbe quindi fondarsi sulle prospettive aperte
nell’ambito di percorsi partecipati cittadini.
Per quanto questo terzo asse di riferimento risulti, in questa sede,
pleonastico, dato che quanto viene qui riportato è il frutto di un percorso
partecipato, merita di essere posto come elemento di sfondo e di assoluto
rilievo, propedeutico a qualsiasi tipo di progettualità. E quanto qui si presenta rappresenta
già un
ricco (e condiviso) materiale con cui confrontarsi.
La
cornice di riferimento costruita nell’ambito del Laboratorio pone altri spunti.
Un quarto asse prevede che il progetto di valorizzazione sia ispirato ad un principio di organicità complessiva. Gli interventi che potranno
essere realizzati nell’area devono infatti trovare un comune denominatore, una
variabile indipendente, per cosi dire, attorno alla quale ruotare. E’ chiaro
che detta “invarianza” debba configurarsi tenendo
presenti l’area su cui andrà ad
insistere, le strutture ed i luoghi preesistenti, gli immobili e gli spazi che potranno
riaprirsi dopo la chiusura dell’Ospedale Psichiatrico Giudiziario. In poche
parole: la realizzazione di singoli interventi o progetti, non coerenti tra di
loro, non promettono quello sviluppo di lungo periodo che qui, invece, viene
sottolineato e fortemente auspicato.
Un
quinto asse di riferimento concerne poi i temi, centrali, della proprietà e della fruibilità del Complesso mediceo. L’argomento è di
indubbia complessità e
coincide, per moltissimi aspetti, con le opportunità di un recupero e di una ristrutturazione
degli immobili mediante fondi non esclusivamente pubblici, data la più volte
richiamata carenza di queste risorse. Tuttavia i partecipanti al Laboratorio
condividono, in maniera decisa, l’idea che la proprietà del Complesso mediceo
e, ancor più, la sua fruibilità,
debbano restare assolutamente pubbliche. Pochi sono gli spazi ammessi per una
ridefinizione di questo principio, collegabili forse soltanto ad ipotesi di
cessioni d’uso a privati di alcuni luoghi o servizi accessori alle funzioni
principali individuate per l’area (e presentate più avanti) o, a forme,
fortemente delimitate, di sostegno alle opere di ristrutturazione di parti del
Complesso mediante risorse private.
Allo
scopo di conseguire questo tipo di esito, torna l’esigenza per il Comune di
Montelupo di agire da protagonista nell’agone politico, cercando di creare
sinergie, attrarre risorse pubbliche, promuovere interventi per uno sviluppo
pluriennale. Da qui l’esigenza, come sottolineato più volte nel corso del
Laboratorio, di mettere in campo un progetto di valorizzazione organico
sviluppabile gradualmente, in coerenza anche con il progressivo liberarsi delle
risorse necessarie. A molti partecipanti è piaciuta l’espressione, utilizzata
anche in passato, secondo la quale appare utile procedere mediante “un’aggressione morbida”.
Infine,
quale sesto asse di riferimento, è stato posto il tema del controllo e della vigilanza del progetto di
valorizzazione. Gli interventi dovranno essere costantemente monitorati, anche
da parte della cittadinanza, secondo forme di vigilanza, anch’esse condivise,
ed in grado di controllare la regolarità degli
stadi di avanzamento e della spesa. Particolare attenzione dovrà essere posta dunque sul
rischio di speculazioni edilizie nelle fasi di realizzazione degli interventi e
sulle forme di tutela assicurate ai lavoratori impegnati nelle diverse opere.
Nessuno sviluppo di città appare possibile laddove scattino meccanismi di
sfruttamento del lavoro e di speculazione!
Data questa cornice di riferimento,
nel laboratorio sono emerse anche alcune proposte concrete di sviluppo.
Tra le varie ipotesi affrontate, una è sembrata rispondere con maggior
efficacia all'esigenza di individuare una variabile indipendente attorno alla quale far
ruotare gli interventi di valorizzazione dell'intera area, secondo un piano
organico. La variabile indipendente (il “minimo comun denominatore” o “l'invarianza" che dir si voglia)
potrebbe essere ben rappresentata dal tema della memoria o, più correttamente,
delle memorie.
Si tratta dell'asse ideale lungo il quale immaginare, sviluppare, un piano
organico di interventi finalizzati a recuperare e valorizzare progressivamente
gli spazi, i luoghi e le storie all'interno dell'area, ma anche le tradizioni,
il territorio, la cultura, l'identità dell'intero paese, in un mix armonico di percorsi, attività,
funzioni. Il Complesso mediceo sarebbe allora re-inglobato a tutti
gli effetti nella città e quest'ultima, grazie a percorsi e funzioni diverse,
attraverserebbe nuovamente quei luoghi per così tanti anni rimasti non
fruibili.
L’Itinerario delle memorie - come potrebbe essere
chiamato - consentirebbe allora di unire l'intera area di riferimento,
assicurando lo sfondo armonico verso il quale far tendere i singoli interventi di
valorizzazione. Non si tratta di una mera operazione culturale, anzi, l’idea vuol rappresentare una
traiettoria di senso lungo la quale pensare e sviluppare iniziative con ricadute concrete
di tipo formativo,
lavorativo, economico, turistico ed ingenerale capaci di valorizzare i luoghi ed il
territorio.
Varie possono essere dunque le traiettorie lungo le quali progettare il futuro
dell’area. Solo
per fare alcuni esempi le “memorie” attorno alle quali articolare interventi
potrebbero riguardare:
- l'industria ceramica ed i colorifici,
passando per una riqualificazione/ridestinazione della ex fabbrica Fanciullacci,
ultimo sito di archeologia industriale rimasto a Montelupo Fiorentino. Il
filone è da collegarsi al Museo della ceramica, al Museo archeologico, ai siti
industriali (dismessi e, in parte, riqualificati) della Colorobbia, ai
luoghi della terracotta, piuttosto che alla tradizione artigiana che ha
attraversato la storia del paese;
- l'arte sacra, passando per una valorizzazione
della Chiesa Parrocchiale di San Quirico, Santa Lucia e San Pietro d'Alcantara (e quindi del Convento
Alcantarino), dell'Orto dei Frati e delle proprie Cappelle, ma anche della
Chiesa di Santa Lucia, oggi Museo archeologico, sino alle molte e pregevoliChiese
presenti nel Comune di Montelupo Fiorentino, basti ricordare la Chiesa di San
Lorenzo e la Chiesa parrocchiale
di Santa
Maria Assunta aSammontana, sino a raggiungere, fuori comune, la Chiesa di
Sant'Ippolito. Un “sistema” di strutture peraltro ricchissimo di opere d'arte;
- le grandi dinastie dei Medici e
dei Lorena di
Toscana, passando per la Villa medesima, valorizzandone non
solo i luoghi, ma la storia e le tracce di queste importanti casate e dei loro
più celebri rappresentanti;
- la cultura del vetro, passando per le ex
vetrerie oggi dismesse della zona (Vetreria Bardi, ex Etruria), valorizzando il Borgo della Torre, con la suatradizione
fiascaia, l'Arno e la Torre De' Frescobaldi;
- i fiumi, passando dunque per l'Arno e per la Pesa: Montelupo
"è" i suoi fiumi! Sembra essere giunto il tempo per una rinascita di questi due fiumi, per una
valorizzazione non banale di questi corsi d'acqua e di quanto di verde e di
urbanizzato li accompagna, li circonda: il Mulino dell’Elmi; le pescaie; i ponti; la passeggiata lungo la Pesa; le piste ciclabili; i
parchi dell’Ambrogiana; l'approdo della Villa medicea al fiume Arno. Il tratto dell'Arno che
affianca la Villa addirittura potrebbe essere reso navigabile, immaginando un percorso ludico
o ludico-culturale capace di interessare anche i segmenti di parco adiacenti, oppure un
percorso sportivo, magari in collegamento con il canottaggio (oltre che con la
tradizione cantieristica) di Limite sull’Arno;
- il carcere e l'Ospedale Psichiatrico Giudiziario.
La Villa Medicea ha assolto per 130 anni a funzioni detentive e di
internamento, raccogliendo migliaia di storie che meritano di essere
raccontate, valorizzate. L'identità del paese affonda le proprie radici anche
in questa lunga ed importante esperienza, fatta di centinaia e centinaia di
lavoratori che vi hanno prestato servizio e che si sono stabiliti sul
territorio;
- i luoghi della psichiatria.
Non è fuor di luogo immaginare che tra le memorie da valorizzare trovi spazio anche il
tema della psichiatria e delle riforme, profondissime, che in Italia l'hanno
attraversata. Il Manicomio criminale di Montelupo Fiorentino può
dunque, a ragione, essere compreso, quale luogo tra i più importanti a livello
nazionale, nelle sue luci e nelle sue ombre;
- il parco e l'arte, passando per la
realizzazione di mostre d’arte all’aperto e di installazioni temporanee nei vari
segmenti del parco circostante la Villao presso i giardini interni una volta aperti e resi fruibili.
Montelupo è indissolubilmente legato all'arte e all'artigianato: gli artisti,
da Baccio in poi, maggiori e minori, famosi e meno famosi, importanti per l’arte ceramica o
meno, devono
simbolicamente essere "celebrati" attraverso iniziative cittadine organicamente
programmate e luoghi deputati, rifuggendo dal rischio di esporre
opere d'arte senza un piano urbano ed un progetto artistico che abbia un senso ed una ragionevolezza.
Le memorie da valorizzare possono essere molte, in questo contesto vengono
poste quale elemento di discrimine, di possibile scelta, ma anche quale
elemento di senso capace di rendere organico e di lungo periodo un progetto
ambizioso di valorizzazione del Complesso mediceo e dell'area sulla quale questo trova
collocazione. E' chiaro che ciascuna memoria, ciascuna proposta, deve trovare
adeguata progettazione, deve essere tradotta e declinata concretamente, secondo
una gradualità ed una progressività che aiutino anche a rintracciare le
necessarie risorse.
Il laboratorio partecipato ha costituito un momento di confronto e di
riflessione importante, delineando una cornice di riferimento ed una serie di
proposte di sviluppo plausibili che attendono certamente di essere accolte in un confronto più largo.
Quanto qui riportato rappresenta la prima proposta concreta di sviluppo, una
proposta che trova il suo primo punto di forza nella partecipazione della cittadinanza.
Dati gli elementi, centrali, sin qui esposti, i partecipanti al Laboratorio
ritengono infine essenziale dar vita a quattro specifiche azioni:
a) avviare un confronto su queste proposte con le
istituzioni coinvolte nel processo di valorizzazione del Complesso mediceo, proseguendo un lavoro
partecipato con la cittadinanza, prima ancora di attivare gruppi tecnici e/o di
esperti finalizzati alla valutazione e progettazione degli interventi;
b) attivare un percorso di valutazione circa l'ipotesi
di "trattenere" nelle ex scuderie (oggi sezioni detentive totalmente
ristrutturate) un piccolo presidio di persone in area penale (25-35), a bassissima
pericolosità sociale, fortemente coinvolte in percorsi di reinserimento sociale esterni. Oltre a non
cancellare una tradizione di oltre un secolo, il mantenimento di un presidio di
tipo penitenziario (fortemente ripensato nei numeri, nelle forme detentive e
nelle strategie e metodologie di reinserimento, sino quasi a farlo divenire un
“centro qualificato di reinserimento”) avrebbe il pregio di mantenere posti di
lavoro, di presidiare un periodo di latenza in cui la Villa potrebbe andare
incontro ad un rapido degrado, di coinvolgere in lavori di manutenzione
ordinaria persone svantaggiate. La presenza di questo presidio potrebbe essere
legata anche al solo periodo necessario per il completamento dei lavoro
necessari al pieno riutilizzo della Villa medicea;
c) attivare una serie di concorsi di idee rivolti a
giovani architetti, ingegneri, tecnici, per la progettazione di interventi di
valorizzazione, a partire dalle proposte qui emerse e da quelle che potranno
emergere in possibili e successivi laboratori cittadini;
d) porre, tra le primissime iniziative da realizzare dopo la definitiva chiusura
dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario, l’abbattimento della cinta muraria, il ripristino e l’apertura (in
sicurezza) dei giardini interni alla Villa, collegando così tutti i parchi cittadini esistenti nell’area; la valorizzazione con attività coordinate
e di senso, dei giardini interni e dei parchi; il ripristino del Grottino
e dell'accesso all’Arno.
A
partire da questa esperienza, i partecipanti hanno concordato di dar vita ad un nuovo Laboratorio
partecipato cittadino con finalità più ampie e permanenti, centrato
sull’assetto urbano della città.
Montelupo Fiorentino 04 novembre 2016